Erminia
Erminia conta i passi sulle dita.
Troppo presto si raggiunge,
partendo dall’amore , il disinganno.
Camere chiuse a chiave
che di notte vuoi aprire,
ma il giorno dopo richiudi,
rinnegando favori e speranze.
Erminia ruba il tempo dai cassetti,
ma poco fa sono partiti
i compromessi sposi, con l’aria stanca.
Sulla Limousine bianca
avevano scritto col pennarello rosso: “Torneremo,
solo se avremo biglietti omaggio”.
Erminia batte i tacchi sul tappeto
e si prepara al ballo.
Entrano nella sala come gatti
i candidati amorosi,
mentre impaziente inizia
a suonare il chitarrista.
E’ stato, scrivono sul manifesto, all’isola di Wight.
Erminia prende il treno venerdì
per andarsene in Germania.
Servirà Grunkohl mit Pinkel e birre chiare
ai turisti giapponesi,
ma anche coreani.
Ogni giorno butterà due euro nel barattolo
per comperare jeans colorati.
“Qui tutti bene o un poco male,
ma oggi è morto Gino
il postino cieco, poverino.
Ieri s’era arrabbiato
giocando al biribissi.
Non raffreddarti, mi raccomando,
metti le calze di lana e la cagoule.”
Erminia fa sempre più tardi la sera
perché non c’è più tempo nei cassetti.
Ora sta con un pattinatore bavarese
che sguscia tra la gente a Marienplatz.
Ha qualche idea di ciò che sarà
l’anno prossimo, a novembre,
o forse il gennaio dopo, chissà, purché sia ancora.