“Intorno, gli oggetti cesseranno di essere oggetti di desiderio per te – diverranno oggetti di azione. Roteando intorno a cose che non esistono più, gli impulsi di una vita irrazionale alla fine si estingueranno: e cadrà anche il senso dello sforzo, la mania del correre, del fare, dell’arrivare nell’azione, la serietà dolorosa ed il bisogno, il sentimento tragico e il vincolo titanico; cadrà insomma la grande malattia – il senso umano della vita.” (Ea, Sulla visione magica della vita, in “Introduzione alla magia” del gruppo di Ur)
Avevo venticinque anni e mi ero perduto. Non vedevo prospettive che fossero diverse da una vita che non volevo. La paura di morire senza avere combinato nulla che corrispondesse alle mie sciocche speranze mi impediva di vivere. Fu allora che tra varie strade trovai forse non la migliore, ma la più immediatamente praticabile: cercare il mio talismano per mettermelo al collo attribuendo ad esso tutta l’energia di cui mi sentivo privo. Lo avevo letto in un libro di ruvida carta delle edizioni Mediterranee e avevo pensato che forse era più efficace delle sedute di psicoterapia fatte da qualcuno che mirava solo ai miei pochi soldi.
Da un punto di vista scientifico (i miei primi studi hanno riguardato la fisica) era una completa assurdità. Ma Antonin Artaud poco prima di essere internato in manicomio non aveva scritto un libro sui tarocchi? Ed io non avevo fatto una tesi su di lui, innamorandomi perdutamente della sua follia?
Magia e follia erano i due vertici della possibile soluzione e la magia mi pareva meno pericolosa.
La magia usa gli oggetti e la loro aura. Cosa sia l’aura di un oggetto e se in generale esista un’aura degli oggetti è questione su cui si potrebbe discutere per secoli senza arrivare ad alcun risultato. Tra magia e ragione non esistono relazioni facili. Lo stesso Walter Benjamin, però, parlando di aura di un oggetto artistico indicava una possibile soluzione: l’aura è qualcosa che noi attribuiamo a uno specifico oggetto e che ne determina la sua unicità. Il mio talismano (in realtà un amuleto) era un sole in similoro che alludeva a misticismi orientali. Indossandolo mi sentivo più forte ed ero pronto a fare qualsiasi cosa. E in effetti per circa due anni riuscii a trasformarmi in ciò che volevo essere ma non ero mai stato. Era come abitare un’altra persona.
Tra le cose da considerare nella magia dei talismani c’è la loro consunzione. Simili a pile l’energia che hanno ricevuto per attribuzione svanisce nel tempo. Poi non sono più utilizzabili e andrebbero anzi, dicono i testi esoterici, seppelliti in luoghi deserti in modo che nessuno possa più ritrovarli. Non so che fine fece il mio sole, forse si sciolse insieme ai miei desideri. L’ho poi cercato ma non sono più riuscito a ritrovarlo. Ne ho indossati altri, privi della stessa efficacia. Il genio della lampada di Aladino soddisfa solo tre desideri.