“E cominciarono geminazioni in massa di cosa è stato e di cosa non è stato…
Sempre più dettagliate, sempre più vicine agli avvenimenti reali, a volte più reali di loro. E nessuno ormai sarà più in grado di distinguere cosa è verità e cosa è sembianza… Una trapassa nell’altra e, quando si versa sangue vero, caldo, umano, la gente applaudirà come a teatro, mentre altrove un colorante rosso, estratto di cinabro velenoso, lo prendono per sangue e si imbestialiranno a dismisura…” (Georgi Gospodinov, Cronorifugio, traduzione Giuseppe Dell’Agata)
La propaganda che tenta di giustificare una futura guerra esalta le contrapposizioni: da una parte tutto il bene possibile, dall’altra tutto il male. Utilizzando modelli presi dalla storia si accusa la parte nemica di fascismo, nazismo, comunismo, senza entrare nei dettagli e spesso con motivazioni casuali. Tirata in ballo da più parti, la democrazia viene stirata come un elastico per farsene scudo anche quando non si potrebbe. Ne soffre in primo luogo la capacità di analisi storica del presente. Si creano contrapposizioni, bianchi da una parte e neri dall’altra, dimenticando il colore principale del reale: il grigio. Chi è senza colpe, diceva qualcuno, scagli la prima pietra, ma qui di pietre è pieno il cielo e nessuno si interroga sulle proprie colpe. Ammettere che non si è innocenti è il primo passo verso la pace, ma chi tenta ora di porgere la mano viene colpito per primo e accusato di intelligenza con il nemico.
Difficile non essere pessimisti. Ripartendo dal quasi nulla di oggi si dovrebbe ricominciare con la critica del pensiero odierno, più che con un pensiero critico, anche se la differenza può sfuggire. Bisogna fingere di essere dei marziani sbarcati sulla Terra che osservano basiti una realtà aliena. E, soprattutto, evitare di giudicare, almeno finché è possibile. Occorre tornare all’esercizio salutare dell’epoché. Non significa tacere, ma seminare costantemente il dubbio. Senza, per questo, esaltarsi inutilmente: ciò che si può fare è comunque poco, bisogna esserne coscienti, ma quel poco è doveroso farlo (perché se ci fingiamo marziani, in realtà non lo non siamo).